AppleZein.net

Trump attacca Apple: troppa dipendenza dalla Cina per gli iPhone

scandalo apple, trump apple, Tim Cook trump, dei, abolizione dei, scandalo dei apple

Trump e i suoi consiglieri attaccano Apple per la produzione in Cina: Tim Cook accusato di non voler spostare gli iPhone negli USA.

Trump contro Apple: “Produzione iPhone ancora troppo legata alla Cina”

Dopo le varie follie dei dazi, la tensione tra Apple e l’amministrazione Trump è tornata a farsi sentire. Durante un’intervista a CNBC, Peter Navarro, consigliere senior della Casa Bianca per il commercio e la produzione, ha accusato pubblicamente Tim Cook di non aver mantenuto le promesse di rilocalizzare la produzione degli iPhone fuori dalla Cina, nonostante gli impegni presi fin dal primo mandato di Trump.

“Tim Cook continua a chiedere tempo per spostare le fabbriche dalla Cina. È la soap opera più lunga della Silicon Valley. Con le nuove tecnologie produttive e l’intelligenza artificiale, è inconcepibile che non si possano costruire iPhone anche in America”, ha dichiarato Navarro.

Le difficoltà nel portare la produzione negli Stati Uniti

Le critiche dell’amministrazione Trump arrivano proprio mentre scade la pausa di 90 giorni sui dazi, introdotta ad aprile 2025 per permettere nuove negoziazioni commerciali con i principali Paesi produttori. Con l’insuccesso parziale delle trattative, nuovi dazi tra il 10% e il 40% verranno applicati alle esportazioni verso gli USA da diversi Paesi.

Apple è uno dei principali bersagli di questa politica, a causa della sua profonda integrazione con la catena produttiva cinese, che comprende migliaia di componenti provenienti da oltre 40 Paesi. Nonostante l’azienda abbia avviato negli ultimi anni delle produzioni in India e Vietnam, la maggioranza degli iPhone resta tuttora fabbricata in Cina.

Economisti e analisti industriali hanno sottolineato che un trasferimento completo della produzione in territorio statunitense sarebbe logisticamente ed economicamente complesso. Gli ostacoli principali includono la mancanza di infrastrutture, i costi più elevati del lavoro e la difficoltà nel replicare la scala operativa di fornitori asiatici già ben rodati.

La pressione politica continua di Trump su Tim Cook

Non è la prima volta che Tim Cook finisce nel mirino dei rappresentanti dell’amministrazione Trump. Già durante il primo mandato dell’ex presidente, Apple era stata spinta a produrre più componenti in America, con qualche risultato (come l’assemblaggio del Mac Pro in Texas), ma senza un cambiamento radicale nella strategia globale del colosso di Cupertino.

Oggi, con il ritorno di Trump sulla scena politica e con la sua nuova amministrazione più aggressiva in ambito commerciale, la pressione politica su Apple sembra destinata ad aumentare, in un contesto in cui i giganti della tecnologia vengono chiamati a rispondere non solo a logiche di business, ma anche a nuove esigenze geopolitiche e strategiche.

Le dichiarazioni di Navarro evidenziano quanto Apple sia ormai un attore centrale nel dibattito sul rapporto tra tecnologia, commercio globale e politica internazionale. Resta da vedere se l’azienda risponderà con nuovi piani di rilocalizzazione, o se manterrà il proprio approccio globale, cercando di bilanciare efficienza produttiva e pressione politica.

[fonte]