L’UE abbandona la tassa digitale contro Apple e Big Tech

La Commissione Europea elimina la tassa digitale su Apple e Big Tech dal nuovo piano di bilancio: ecco cosa cambia.

Dopo la maxi multa da 500 milioni nei confronti di Apple, repentino cambio di rotta dell’Unione Europea: la Commissione Europea ha deciso di eliminare la tassa digitale proposta contro Apple, Meta e le altre Big Tech. La misura, inizialmente ideata per finanziare la restituzione del debito comune post-pandemia, è stata ufficialmente rimossa dalle bozze del prossimo bilancio settennale, atteso per il 16 luglio 2025.

Una mossa che rappresenta una vittoria per i colossi tecnologici statunitensi, ma anche per la diplomazia commerciale tra UE e USA, in un momento delicato di trattative internazionali.

Cosa prevedeva la tassa digitale (e perché è stata tolta)

La tassa digitale europea era stata proposta a maggio 2025 come una delle nuove fonti di entrate dell’UE per il bilancio 2028-2035. L’obiettivo era tassare direttamente i servizi digitali offerti da grandi aziende tech, come Apple, Amazon, Google e Meta, sulla base del loro fatturato generato nel mercato europeo.

Tuttavia, secondo un documento interno ottenuto da Politico, la Commissione ha deciso di ritirare la proposta per evitare tensioni con gli Stati Uniti proprio mentre sono in corso i negoziati finali per un nuovo accordo commerciale transatlantico.

Al suo posto, l’UE propone ora tre nuove forme di tassazione, più generiche e meno mirate ai servizi digitali.

Le nuove proposte fiscali alternative all’imposta digitale

Nel nuovo schema del bilancio, sparisce ogni riferimento alla “tassa sui servizi digitali”, ma appaiono tre nuove imposte comunitarie per generare entrate stabili a partire dal 2028:

  1. Tassa europea sul tabacco: un’imposta unica a livello UE sui prodotti del tabacco (attualmente tassati solo a livello nazionale).
  2. Tassa sui rifiuti elettronici: una nuova imposta sulle apparecchiature elettroniche dismesse.
  3. Tassa sulle grandi aziende: un’imposta mirata a tutte le imprese con fatturato superiore ai 50 milioni di euro l’anno nel mercato UE.

Apple e gli altri colossi Big Tech potrebbero comunque rientrare in quest’ultima categoria, ma non sarebbero più i bersagli diretti come nella proposta originaria.

Secondo la Commissione, queste tre nuove imposte potrebbero generare tra i 25 e i 30 miliardi di euro l’anno, cifra sufficiente per contribuire al rimborso del debito comune post-pandemico.

Ostacoli politici: non tutti i Paesi UE sono d’accordo

Nonostante la rimozione della tassa digitale, il nuovo piano fiscale dell’UE non è privo di frizioni politiche.

  • Italia, Grecia e Romania hanno già espresso forti riserve sulla nuova tassa sui prodotti da svapo ed e-cigarette.
  • La Svezia ha definito inaccettabile l’idea di condividere le entrate fiscali nazionali con l’UE.
  • Anche la tassa sulle grandi aziende rischia di sollevare opposizioni tra i Paesi con economie più orientate al libero mercato.

Il documento pubblicato da Politico rappresenta ancora una bozza, ma difficilmente vedrà il reinserimento della tassa digitale nella versione finale prevista per mercoledì 16 luglio.

La decisione di Bruxelles di rinunciare alla tassa digitale rappresenta un importante segnale di distensione verso gli Stati Uniti e allo stesso tempo un tentativo della Commissione di evitare ulteriori conflitti con i colossi tech globali, mantenendo però una strategia fiscale alternativa che potrebbe comunque colpire indirettamente anche aziende come Apple.

Non resta che attendere la versione definitiva del bilancio per capire quali di queste imposte supereranno lo scoglio politico tra i 27 Stati membri.

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